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La laicità dello Stato
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Opinioni a confronto, particolarmente in questo tempo, sulla valutazione di situazioni che toccano l’etica personale e sociale. Tutti scendono in campo per difendere le proprie posizioni: chi le ammanta di senso religioso, chi di senso sociale, chi di senso politico e, come sempre è capitato nel passato, capita anche oggi, di trovarci nella " Babele " in cui gli uomini hanno perduto il punto di riferimento e annaspano cercando quello che più può dare una garanzia al proprio vivere personale e sociale; è la babele, perché l’uomo non distingue più realtà e sogno, verità e illusione, istinto e ragione, sentimento e intelletto….è babele !
E ultimamente con insistenza, in mezzo alla babele si viene ad affermare in modo sempre imperativo la laicità dello Stato….affermazione che assurge a pretesa di diventare punto fermo per valutare scelte personali e sociali. Ma che cosa è la laicità dello Stato in verità ? Se immediatamente tale affermazione appare logica, incontestabile, tuttavia merita di essere capita in profondità. La premessa è che mentre si afferma la laicità dello Stato si viene a denunciare l’ingerenza della Chiesa e di nuovo si ripiomba nella solita babele di chi deve capire chi allora ha ragione …e la risposta non è più così tanto scontata.
Che cosa è dunque la laicità dello Stato, vista da un’altra angolatura ? La risposta va a rimuovere un dato fondamentale. Se la Chiesa è ritenuta inopportuna nei suoi interventi, allora significa che laicità dello Stato è volontà di non condizionarsi alla Chiesa: si creano due campi quello che da sempre viene definito lo spirituale e il terreno, il politico e il religioso e ciascuno deve rimanere nei propri confini. Ma questa visione è vecchia, non sta più con i tempi nuovi, perché a tale definizione sottende una visione di uomo sbagliata e una visione di religioso altrettanto errata….Il fallimento della laicità consiste nel porre a fondamento del suo pensare e agire un uomo considerato solo dal punto di vista materiale: psicologico, sociale, politico ed economico… perciò un uomo morto, nel senso che sarà sempre un uomo immerso nella babele, perché privato dal suo punto di forza: lo Spirito. Dicendo questo non si intende subito parlare di Chiesa che potrebbe ingerirsi….si tratta solo di riconoscere l’uomo nella sua struttura totale. Di ciò ne dà testimonianza tutta la storia dell’umanità sin dalle civiltà che da noi sono ritenute antiche…tutte pur immerse nel loro tenore politico, sociale, economico, militare, hanno sempre considerato l’uomo come un essere necessariamente relazionato alla divinità. Tutto questo prima ancora di essere parte di una religione ! E’ importante capire che lo Stato è per l’uomo, ma lo Stato, se è per l’uomo, deve prima capire la totalità dell’uomo. Dio non è una questione religiosa o ecclesiastica…è semplicemente una questione che riguarda l’essere dell’uomo; scartato questo, è consumato il primo grande affronto all’essere dell’uomo.
Venga pure proclamata la laicità allora, ma con sincerità, la si chiami per nome, cioè ateismo nel senso di negazione di Dio come parte decisiva dell’essere uomo.
Lo so che si può rispondere a questa affermazione che non necessariamente quelli che sostengono la laicità dello Stato negano Dio, anzi adrittura possono essere molto religiosi…..sì, è vero ! ma il problema non è porre dei gesti religiosi per dire di non essere atei, l’ateismo è l’esclusione di Dio dalla storia personale e sociale dell’uomo. E’ sì diffusissima questa forma di religiosità che sembra avere un rapporto diretto con Dio, ma in realtà lo esclude dalla storia dell’uomo, e lo riduce semplicemente nell’ambito cultuale o comunque , in senso lato, nell’ambito delle cosiddette cose religiose, considerandolo così semplicemente un prodotto religioso e non l’essere necessario all’uomo per essere vero uomo. Un Dio " religioso" quindi non diventa pericoloso, perché ha il suo campo ristretto di azione: la religiosità, la quale è concepita come una semplice possibile opzione dell’uomo. Un Dio così non fa certamente paura a nessun stato, perché non va a toccare la vita sociale, politica, economica, riservata al pensare umano.
In effetti la laicità dello stato si sta magnificamente esprimendo in questo modo, nell’affermare che comunque qualsiasi legge che viene fatta è per una garanzia psicologica, sociale ed economica dell’uomo, che da essa ne trae un sicuro beneficio, un progresso sociale ecc... E di nuovo la laicità dello Stato pone come criteri interpretativi di bontà o meno quegli aspetti secondari , quali l’aspetto psicologico, economico, sociale, politico e di nuovo lo spirito dell’uomo non c’entra. E’ la paradossalità di chi ti fa credere di agire per il bene dell’uomo mentre già in partenza deturpa l’uomo privandolo di una sua dimensione strutturale, in nome di situazioni relative, soggette al cambiamento, come sono appunto le situazioni umane e le leggi che le regolano.
La dichiarazione di laicità è dunque la riduzione dell’ambito psicologico, amministrativo, politico, sociale, economico al pensiero umano, escludendo qualsiasi ipotesi di potere divino che potrebbe mettere in crisi l’umano pensare; è la promozione della più profonda schizzofrenia dell’ essere umano, perché viene spaccato nella sua profonda identità.
Tale proclamazione della laicità avviene in seno alla nostra tradizione di cristiani cattolici.
La tradizione cattolica è semplicemente il compimento delle religioni, perché la tradizione cristiana -
" Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori, se il Signore non custodisce la città invano veglia il custode " ( Salmo 127).
Trionferà la laicità, ma abbiamo perso l’uomo! Ed è vero che la Chiesa non dovrà scendere in campo coi criteri ispirati dalla corrente interpretazione di laicità, perché davvero si mischierebbe in problematiche nelle quali sarebbe esposta ad assumere atteggiamenti di compromesso, di rinuncia o di conflitto ! La Chiesa deve scendere in campo a difesa dell’uomo, ma non di un uomo generico o utopico, ma dell’uomo che si è manifestato in Gesù Cristo…quello condannato dalla religiosa laicità del Sinedrio, quella compromessa con la laicità dei Romani. La Chiesa non deve cessare di difendere l’uomo nella sua integrità…Non esiste l’uomo laico e l’uomo religioso…..sono categorie che non possono essere accettate per chi crede al Vangelo di Gesù. Su questo infatti Gesù ha detto chiaro : " Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio". Mille le interpretazioni…ma la verità detta da Gesù è chiara : le monete son di Cesare, ma l’uomo è di Dio e non di Cesare ! Cesare è l’attuale decantata laicità ! Perciò Gesù è venuto a liberare dal peccato…e peccato per Gesù non è semplicemente l’atto morale, ma è la situazione dell’uomo spaccato in se stesso, che non sa più misurarsi con Dio, ma si misura solo sulle tradizioni umane e perde il senso del suo esistere; il Vangelo per dirci il non senso dell’uomo che ha perso la misura di Dio, ci parla di malati: ciechi, paralitici, sordi, muti…..Gesù li guarisce, per dire loro la necessità di risentire Dio come certezza dell’armonia dell’uomo… e non un Dio qualunque, ma quello che è riconoscibile solo in Lui, il Cristo….Verità e Luce del mondo.
MOSSO, 25 marzo 2007 ROVAGNATI don Carlo Maria