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Il beato Giovanni Garbella a Vercelli e a Milano
Quanti anni si fermò il B. Giovanni a Vercelli per provvedere allo stabilimento dell'Ordine nella sua citta? Benché nulla ci dicano a questo riguardo i docurnenti sincroni, tuttavia è quasi certo che egli si sia trovato alla traslazione dei religiosi nella nuova dimora. Intanto é fuor di dubbio che il B. Giovanni fu senpre considerato, unitamente con il B. Filippo Carisio, come il fondatore del convento di Vercelli, e quasi tutti gli scrittori contemporanei lo riguardano come legato a questa casa col doppio vincolo di affiliazione religiosa e di confondatore: altra ragione che spiega l'appellativo di Giovanni da Vercelli. A questo convento, di cui egli sempre si considerò come figlio, lasciò i suoi libri e le sue reliquie, il solo tesoro conveniente ai poveri di Cristo e di cui i religiosi del Medio Evo erano tanto gelosi. A questo convento finalmente, come al prediletto del nostro Beato, furono, dopo la sua
morte, portati dalla Francia il suo bastone e la sua cintura, quasi ultimo pegno dei legami particolari che lo tennero sempre unito a questa casa.
In questo tempo senza dubbio it nostro Beato si diede alla predicazione, per la quale, al dire degli storici, Iddio l'aveva fornito di doni speciali.
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Lo studio generale di Milano
Quanta prudenza il beato Giovanni riversò sulla Scuola! Quanta solerzia, quanta attenzione, senza mai improvvisare, attento all'insegnamento dei maestri veri. Ancora un monito arriva alla scuola di oggi, pubblica e privata, da molto lontano e ci mette in guardia dai maestri fasulli, o dai maestri senza cattedra: problemi astrusi, questioni cavillose, dispute, difesa tenace di tesi insostenibili... Consacriamo meglio il tempo e le forze dei nostri giovani in uno Studio sano e soprattutto di Verità.
Nella, primavera, del 1259 fra Giovanni aveva partecipato in Francia, nelle Fiandre, al Capitolo del Padri Provinciali dell'Ordine. Il Capitolo tenuto a Valenciennes e presieduto dal Maestro Generale Beato Uberto, approvò un preciso regolamento per il buon andamento delle scuole domenicane. Tra i cinque maestri di Teologia estensori del Regolamento troviamo dei nomi illustri: il Beato Alberto Magno, il Beato Pietro di Tarantasia, futuro papa Innocenzo V, e il « Dottore Angelico >> Tommaso d'Aquino. Ad essi si aggiunse forse il Nostro al quale, essendo stato a lungo professore all'Università di Parigi, non mancava certo una buona esperienza in materia.
Le norme dettate impegnavano tutto l'Ordine e così fra Giovanni, tornato in Italia, si mise senza indugio all'opera per ottenere che esse fossero immediatamente e strettamente osservate. Convocò pertanto un Capitolo provinciale a Bologna, durante il quale, esaminato minutamente lo stato delle scuole, prese una decisione di alto valore religioso e culturale: decise, cioé, di fondare uno "Studio Generale" a Milano.
E' probabile che il Beato da tempo accarezzasse tale progetto. Quando, nel 1229 scoppiò a Parigi la grave crisi che allontanò da quell'Universitä docenti e allievi, Giovanni si portò ad insegnare, in qualità di professore laico, nello «Studio» di Vercelli. Lo «Studio» vercellese, vera e propria Università del tempo, era sorto verso il 1220.
Divenuto in breve fiorentissimo, impressionò non poco Giovanni, il quale, entrato in seguito nell'Ordine Domenicano, quando venne nominato « Provinciale » di Lombardia, pensò di dotare anche Milano di una istituzione analoga a quella di Vercelli.
E così, nel 1262, decise di attuarne il progetto a lungo meditato e, ottenuto anche l'assenso del Capitolo Provinciale, aprì a Milano uno « Studio Generale », con le cattedre di lettere e di filosofia.
Fra Giovanni era uomo di azione e lo dimostrò inaugurando nello stesso anno, nel convento di S. Eustorgio, il novello « Studio ». Cura particolare diede alla scelta degli insegnanti che volle dotti e valenti. La sua scelta si orientò verso religiosi di chiara fama, tra i quali ricordiamo fra Stefanardo da Virnercate, poeta e storico, fra Emanuele da Milano, famoso oratore del tempo e fra Giorgio da Cassano, scrittore, teologo e filosofo di grido.
Fra Giovanni ebbe sempre per Tommaso d'Aquino grande venerazione e così, appena avviato lo « Studio », volle che il Dottore Angelico lo visitasse e gli dicesse le sue impressioni. Il sommo teologo visitò lo « Studio » e, a testimonianza del suo vivo apprezzamento per la lodevole istituzione, compose una breve poesia, in onore di S. Pietro da Verona i cui resti mortali si trovano nel convento di S. Eustorgio. I bei versi latini vennero poi scolpiti sulla tormba del Santo veronese.
Grande fu lo sviluppo dello « Studio » di Milano presso il quale, tuttavia, le sottili analisi dei più astrusi problemi di filosofia, portarono, nel 1271, a serie dispute tra studenti e « lettori», intestarditi in questioni cavillose, vane ed inutili. Pareva che tutti fossero presi dalla smania di difendere un'opinione quanto essa mancava di solidi fondamenti. La cosa non poteva certo tornare gradita a fra Giovanni il quale intervenne tempestivamente per conoscere le « proposizioni » sulle quali più accese erano le dispute e sottoporle al giudizio di Tommaso d'Aquino, a quel tempo a Parigi. Tommaso, rilevato che gran parte delle 40 « proposizioni » sottopostogli si riferivano a cognizioni puramente filosofiche e senza il benché minimo riferimento alla Fede, concluse facendo suo il giudizio di S. Agostino, il quale nel libro V delle Confessioni, aveva asserito essere gran danno il voler fare di tali cognizioni tanti articoli di dottrina rivelata difendendo con tenacia quanto si ignora .
Fra Giovanni comunicò a studenti e « lettori » la risposta di Tommaso d'Aquino ed aggiunse di suo, la raccomandazione a non ingolfarsi troppo in questioni filosofiche, ma di consacrare meglio il loro tempo e le loro forze nello studio della teologia.
Il chiaro richiamo alla realtà, ebbe salutari riflessi come poté constatare in occasione dell'ultima visita allo « Studio » effettuata nel 1281, due anni prima della sua morte.
Non pochi furono gli iscritti allo « Studio » che si distinsero, ma due di essi meritano particolare menzione. Avviati allo « Studio » proprio per interessamento di fra Giovanni, essi confermarono in pieno le previsioni che Egli aveva fatto sul loro avvenire. Il primo, fra Amerigo da Piacenza, sarebbe stato un giorno il XII Maestro Generale dell'Ordine Domenicano. Il secondo, fra Nicolò Boccasini da Treviso, dopo essere stato il IX Maestro Generale dei Domenicani, avrebbe un giorno cinto una doppia aureola: quella della tiara e quella della santità, per essere venerato come beato sugli altari sotto il nome di Benedetto XI.
Virginio Bussi
Una curiosità sul Beato Garbella da Vercelli
Da "leggenda" o "tradizione" si dice che il Nostro fu eletto Sommo Pontefice, ma che la sua nomina non venne eseguita essendo egli morto il giorno prima nel convento di Montpellier il 30 vovembre 1283.
E' per questa ragione che molti affreschi e quadri lo ritraggono con il triregno in mano o offertogli da uno scheletro.