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Beato Giovanni da Vercelli o da Mosso?
Secondo me, poco importa se il Beato Giovanni sia nato a Mosso o a Vercelli, anche se un po' di erudizione non fa mai male e desta una certa sana curiosità. E' invece attualissimo il suo insegnamento che sembra proprio rivolto alla verbosità inconcludente dei tempi nostri, una verbosità mista di inganni, errori, insidie tra una generale torposità di dormienti, mentre sembra che nessuno se ne accorga.
Rileggiamo dunque le sue parole tratte da una sua lettera che ho riportato sotto e facciamone tesoro:
...imbevuti di vera dottrina attinta alle sorgenti di verità, siate sempre pronti; con la voce della vostra predicazione, a ribattere le false asserzioni, a mostrare gli errori, a scoprire gli argomenti insidiosi, a scuotere dal letargo del peccato e dal torpore i dormienti. Dirigete a salute quanti avrete confermato nella fede, richiamate a Cristo gli ostili e gli sviati, rimettendoli sotto il suo giogo soave, aumentatene la famiglia con la purità della vita, con la tranquilla compostezza dei costumi, con discorsi commendevoli... Apprestiamo medicina agli infermi, consoliamo gli afflitti, incoraggiamo alla perseveranza i combattenti contro le insidie del demonio.
Vi è sempre stata controversia sulla terra natale del Beato Giovanni: Mosso Santa Maria, in modo particolare, contese validamente a Vercelli l'onore di aver dato i natali, all'inizio del XIII secolo, al sesto Maestro Generale dell'Ordine dei frati predicatori.
Quando fra Galvagno, all'inizio del sec. XIV, in occasione del primo cinquantenario della morte del Beato, ne scrisse la biografia, lo citò come fr. Johannes de Moxo vercellensis. Il "de Moxo" per alcuni costituì prova inconfutabile a favore di Mosso S. Maria, per altri invece fu una chiara riprova che il Beato era uscito dai conti Mossi di Morano (anticamente chiamati appunto "de Moxo", presenti a Vercelli nel secolo XIII ed estintisi nel sec. XIX nei Pallavicino, poi Pallavicino Mossi).
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Nel 1903, qunado Pio X ebbe a confermare il culto, conservato nei secoli, del Beato Giovanni da Vercelli, il cardinale prefetto Serafino Cretoni firmò il Decreto (si vedano le due icone qui sopra), confermando i natali del Beato nel paese di Mosso, precisamente dalla famiglia Garbella (Qui quidem ex familia Garbella, oppidi quod dicitur Moxum a S. Mria, diocesis olim Vercellensis nunc Bugellensis, ortus perhipetur, primo quinquennio saeculi XIII.).
Il vescovo di Vercelli, invece, dell'Ordine dei Predicatori pure lui, non esita nella pagina 4, della lettera pastorale (Frontespizio, intestazione e pagina 4 riportate qui a lato e di sotto) a definire il beato Giovanni così: Nissuno ci contesta il vanto di proclamarlo nostro, poiché, se tra gli storici vi é dissenso circa il luogo della nascita e il nome del suo casato, tutti però sono concordi nel chiamarlo il
Beato Giovanni da Vercelli. Nato sul principio del secolo XIII, trascorse a Vercelli i primi anni della sua giovinezza, e quivi, probabilmente nelle scuole di qualche convento, apprese i primi elementi delle lettere e delle scienze.
Dalla Lettera pastorale del vescovo Carlo Lorenzo Pampirio riporto alcune citazioni che il vescovo ritenne opportuno mettere in evidenza, tratte dalle Lettere del beato Giovanni, che ci danno un assaggio della sua altezza umile e santa:
Degli scritti del B. Giovanni ci rimangono soltanto venti lettere e queste sole bastano a caratterizzare questo gran Servo di Dio. Se, come suol dirsi, lo stile è l'uomo, convien dire che in quelle lettere vi è la lingua, il cuore, 1'anima di un Santo.
Vi trascriviamo un brano di una sua lettera, diretta ai religiosi da Lione il 27 Maggio 1274 : «Sia costante, egli dice, il vostro studio delle sacre carte
Bastone da viaggio del B. Giovanni, conservato nella chiesa di S. Cristoforo in Vercelli.
per ritrarne sempre maggior profitto e affiché, imbevuti di vera dottrina attinta alle sorgenti di verità, siate sempre pronti; con la voce della vostra predicazione, a ribattere le false asserzioni, a mostrare gli errori, a scoprire gli argomenti insidiosi, a scuotere dal letargo del peccato e dal torpore i dormienti. Dirigete a salute quanti avrete confermato nella fede, richiamate a Cristo gli ostili e gli sviati, rimettendoli sotto il suo giogo soave, aumentatene la famiglia con la purità della vita, con la tranquilla compostezza dei costumi, con discorsi commendevoli... Apprestiamo medicina agli infermi, consoliamo gli afflitti, incoraggiamo alla perseveranza i combattenti contro le insidie del demonio; facendoci tutto a tutti, aspettiamo con fiducia Colui il quale nella sua venuta ci compenserà di ogni cosa ad usura.
Le nostre menti, quasi uccelli, s'industriino di prender ali di virtù per volare sino alla contemplazione delle cose celesti. La preghiera vostra sia fervente, umile e indefessa, affinché celere ascenda, efficace persuada, sia premiata copiosamente. Affinché poi il Dio di pace e d'amore che richiede una dimora tranquilla, si degni con la grazia settemplice dello Spirito Santo abitare nei nostri cuori, cerchiamo con ogni industria la pace e procuriamocela scambievolmente, come veri figli di pace ».
Aggiungiamo ancora alcune linee dell'ultima sua lettera datata da Montpellier, che Egli scrisse nel 1283, poco prima di morire. "Ricalcando le orme di Lui che mite e umile di cuore con la parola e con l'esempio insegnò l'umilta, viviamo umilmente e non apparisca in noi cosa
alcuna che dia indizio di superbia o di arroganza. Vi é noto che Dio resiste ai superbi, ma non lascia privi della sua grazia gli umili.
Accogliamo nel tranquillo ospizio di un cuore quieto 1'abitatore della quiete; non molestiamolo con strepito di contese o con grida partigiane, ma accogliamolo con tanta dolcezza da far scendere la sua benignità su noi, come suoi diletti. L'autore della pace invero cerca un luogo pacifico e 1ì si ripara a profitto di colui che lo ospita.
E poiché la carità dà la forma a tutte le altre virtù e, senza di lei niente acquista merito e non si giudica alcuna cosa degna di eterna ricompensa, affaticatevi con la maggiore energia a toccare la cima. La carità invero compensa i debiti, stringe gli affetti e con la sollecitudine della retribuzione si rende obbligato il suo creditore. Essa rimane sempre grata, anche quando è sciolta da ogni debito e, sovra ogni altra virtù, insegna a procurare la salute del prossimo..
Per aprire poi più facile adito alla nostra parola affinché ne segua meglio l'effetto desiderato, cioé la salute delle anime, non si riscontri in noi cosa che disguidi dall'onestà o non emani odor di sante virtu, ma la vita irreprensibile conferrni la giustezza dei discorsi. Allora sulle nostre lingue, addestrate da Chi apparve in lingue di fuoco sui priori fondatori della Chiesa, abbondera la -
Le virtu dell' umiltà, della mansuetudine, della purezza, della carità, e dell'orazione, che nelle sue
lettere Egli inculcava con sì insinuante e soave eloquenza, le praticò in grado eroico in tutto il lungo periodo della sua vita apostolica, la quale non fu che un maraviglioso intreccio di opere sante e di virtù eroiche.
Carico di meriti e di anni, venne per lui il momento di dire con l'Apostolo S. Paolo : « Ho terminato il mio corso, ho serbato fede al mio Dio, non mi resta che aspettare la corona della giustizia, che mi vien preparata e mi renderà, il Signore giusto giudice. »
Quando il B. Giovanni, nel ventesimo terzo anno di età, professore di Diritto in Vercelli, tocco dalla divina grazia si recava sollecito a chiedere al B. Giordano di essere accolto tra i figli di S. Domenico, vi fu chi lo interrogò dove andasse così frettoloso: "Vado a Dio, rispose, Pergo ad Deum". Ora l'itinerario, che si era prefisso era compiuto, la meta era raggiunta e Giovanni sen volava all'amplesso di Dio pel quale visse, faticò, soffrì. Spirava serenamente nel bacio del Signore in Montpellier il 30 Novembre del 1283.
Si ringrazia il signor Pierluigi Chiais per la documentazione fornita.