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Riposando nello Spirito.
" Riposare nello spirito ; riposo nello spirito " sono espressioni che ormai sono abituali e che provengono da esperienze che vogliono essere di preghiera intensa, di concentrazione e di abbandono allo Spirito Santo.
E’ evidente che queste espressioni corrispondono a fatti concreti, visibili che si verificano in questi contesti di preghiera; non solo stupiscono, ma lasciano molte perplessità e in alcuni adrittura paure tali da tenersi lontano da questi contesti.
Che cosa è che è vero in tutto ciò ? E’ la domanda che molti si fanno ed è la risposta attesa. Come vanno interpretati questi "fenomeni"?
Attribuire a questi fenomeni la definizione di " riposo nello Spirito" è di persone molto coraggiose, perché significa aver conosciuto bene lo Spirito Santo e saper discernere molto bene quando una persona è davvero guidata da questo Spirito Santo.
Poiché non tutti siamo in grado di conoscere perfettamente queste cose, è bello sfogliare le pagine della Scrittura per capire bene prima di tutto lo Spirito Santo, il suo modo di agire sugli uomini e quali sono i frutti della sua presenza.
Dalla Scrittura emerge che lo Spirito santo è il dono di Gesù risorto; Gesù col suo Spirito si è affidato alla Chiesa (così spiega S.Paolo); la Chiesa degli Apostoli è dunque Colei che ben conosce il mistero di Gesù Risorto, lo Spirito Santo ( la Tradizione ).
Nella sua Tradizione la Chiesa non parla di riposo nello Spirito, è vero, ma parla di immersione nello Spirito; la Chiesa cioè tende a portarci a vivere abitualmente nello Spirito. I fenomeni del riposo nello Spirito si caratterizzano dalla perdita dei sensi (apparentemente); la Tradizione della Chiesa insiste che lo Spirito è Vita è vivacità, è come il vento che ti smuove, ti fa agire è Colui che ti fa prendere piena coscienza di te stesso per arrivare alla piena conoscenza di Dio: è una forza dinamica che non tende ad addormentare le facoltà della persona ma le ravviva. I segni dello Spirito non sono dunque per la Chiesa segni di sapore esibizionistico, momentaneo, ma sono segni che rispettano la dignità della persona in tutte le sue facoltà. San Paolo ai cristiani di Corinto, affaccendati per capire e per possedere i carismi dello Spirito, ripete in una forma mirabile : "Pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con l’intelligenza; canterò con lo spirito, ma canterò anche con l’intelligenza" (1Corinti 14,14). " In assemblea preferisco dire cinque parole con la mia intelligenza ….che diecimila parole col dono delle lingue" (1 Cor.14,19).
Eh sì, davanti a Dio non si va sprovvisti della nostra facoltà fondamentale: la ragionevolezza. Dio ha bisogno dell’uomo consapevole, perché immergersi in lui non è un momento di assenza dalle nostre facoltà, ma è un momento di responsabilità per impegnare la nostra vita, le nostre facoltà sulla sua parola sottomettendoci al giogo " soave e leggero" ( Matteo 11,28 – 30 ) che è appunto il suo Spirito.
S.Paolo insegna ai suoi Cristiani quali sono i criteri per capire dove è la vera azione dello Spirito : " Amore, pace,gioia, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé……non cercare la vanagloria, non provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri" ( Galati 5,18 – 25).
Il messaggio della Tradizione è dunque chiarissimo: non vi sono doni dello Spirito che annullano le facoltà dell’uomo, ma l’uomo nella sua struttura di essere ragionevole è condizione per permettere allo Spirito di operare con i suoi doni. Il Nuovo Testamento sembra adrittura voglia dirci che chi strappa all’uomo la sua facoltà, per usarlo a suo piacimento, è solo lo spirito immondo. ( vedi tutti i racconti degli indemoniati )
Mosso, 8 ottobre 2001 Rovagnati don Carlo Maria