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Il paese di Mosso, forse l’unico in tutto il Biellese, è identificato come il paese in cui Parrocchia e Comune non vanno d’accordo.
E’ interessante sentirsi in gioco in questa vicenda così singolare e così unica!
Naturalmente la diagnosi ormai collaudata, diffusa e diventata spiegazione ufficiale è che il parroco è una persona con cui non si può collaborare, perché litiga con tutti…così Mosso passa per un paese che è stato sfortunato ad avere un parroco come questo che non accetta ciò che non va secondo il suo pensiero.
E’ difficile quindi che a Mosso si possa parlare di comunità cristiana, perché viene messo in discussione il punto di riferimento che dovrebbe garantire la vita della Comunità cristiana….il parroco è considerato solo l’antagonista del Comune; quello che ostacola le iniziative del Comune.
Addirittura il Comune non può agire liberamente a causa della presenza del parroco…e avanti con queste dicerie che ormai hanno riempito il paese e anche coloro che non appartengono a questo paese.
Il 31 dicembre 2010 muore Giacomo Maiola, presidente della Casa di riposo a Mosso.
Dolore certamente per i suoi famigliari.
Rincrescimento per coloro che hanno lavorato con lui.
Perdita sicuramente spiacevole per la parrocchia.
Giacomo, al di là delle sue probabili benemerenze per le cose che ha saputo fare alla Casa di riposo, era un testimone chiaro di come si sia potuto stabilire un rapporto di collaborazione tra la Parrocchia e la Casa di riposo. Tra lui e il parroco…sempre lo stesso che litiga con tutti.
Questo fa immediatamente emergere una logica domanda: Come è stata possibile questa collaborazione? Come si è potuto stabilire un rapporto di accordo con questo parroco? Nei giorni prima di questo Natale, in occasione di un semplice incontro, Giacomo ebbe a dire: "Vorrei fare qualcosa in più per la Parrocchia….spero di poterlo fare più avanti".
Aveva fatto già una cosa grande per la Parrocchia: aveva semplicemente mostrato come fosse possibile la collaborazione. Chissà chi sarà allora quello che litiga con tutti! Sembra che il mito si sia infranto!
Certamente che Giacomo doveva rispondere anche ad altri rapporti, vista la sua posizione di presidente della Casa di riposo, doveva assumere anche decisione che dovevano mantenere un giusto equilibrio con anche le altre istituzioni, ma quello che era il suo rapporto con la Parrocchia non era frutto di compromesso, era sentito e lo coltivava con rispetto e con dignità. Il suo rapporto col Parroco era caratterizzato da una parola che spesso mi ripeteva: Tra me e lei dobbiamo far rivivere questo paese.
Certo che doveva anche lui non mostrare apertamente questo rapporto con il parroco, perché si sarebbe esposto forse a eventuali dicerie, doveva mantenere il suo equilibrio….ma certamente il suo animo era da un’altra parte. Più o meno discutibile il suo operare, le sue decisioni, il suo modo di condurre l’esperienza casa di riposo, tuttavia, cercava di far sì che l’operato fosse per un servizio al paese. La prova che il suo animo era in questa direzione è il fatto che ha saputo al di là di ogni valutazione data da altri, stabilire con la Parrocchia e quindi col parroco un rapporto di reciproca fiducia e di effettiva collaborazione. E’ sempre così, per collaborare occorre avere un punto comune….ma ricercato con "onestà" e non con doppiezza.
A Giacomo non interessava la casa di riposo come occasione di potere, perché….poverino soffriva complessi di inferiorità o di non realizzazione della propria persona, no! Giacomo non aveva di questi complessi, ha gestito la Casa di riposo col gusto di fare un servizio al paese! Era questa la trasparenza della persona che allora diventa certamente capace di collaborazione non "istituzionale", perchè questa è di tutti…e il posto che occupava richiedeva questa collaborazione, ma la collaborazione fondata sull’unico intento che non è subito il "fare qualcosa", perché le cose che si fanno se fatte da persone complessate sono ancora una occasione di potere o compensazioni dei propri problemi, ma sulla ragione del fare le cose….quella ragione che corrisponde all’onestà dell’animo. Così, per chi capisce, il mito del Parroco e della Parrocchia che litiga con tutti si è infranto….Giacomo potrebbe essere una occasione per capire davvero dove sta l’incapacità di collaborazione.
La Parrocchia intende così rendere omaggio al suo ricordo, proprio perché ha saputo essere così seppur inserito nel contesto di questa realtà Mossese che continua ad essere imbavagliata dalle opinioni di chi riesce a far passare per interesse del paese ciò che invece è solo accattonaggio di occasioni per darsi un "tono"…perché purtroppo la loro identità è malata e soffre molto i complessi di inferiorità, quelli che cercano sempre di far ricadere la colpa sugli altri, perché incapaci di ammettere la propria inettitudine d’animo.
Il Parroco
don Carlo Maria Rovagnati