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Dal Vangelo secondo Matteo:
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:" Pregando, non sprecate parole come fanno i pagani. Essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di cosa avete bisogno prima ancora che glielo chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Infatti se voi perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli, perdonerà anche a voi, ma se voi non perdonerete agli uomini le loro colpe, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe."
Nella cornice della Quaresima, tra le letture che ci vengono consegnate in questo tempo, si inserisce anche questo testo di Matteo.
Per prima cosa, come sempre, collochiamo questo testo, Gesù sta istruendo i suoi apostoli su come devono essere formati dentro. Questa sezione è cominciata con le Beatitudini (cap.V) e terminerà con la parabola dei due uomini che costruiscono la casa l’uno sulla roccia e l’altro sulla sabbia.
In mezzo a queste due parti c’è tutta una serie di insegnamenti con cui Gesù sta formando l’interiorità dei suoi discepoli.
Tra questi, ecco il brano che stiamo meditando: "Pregando non sprecate parole, come fanno i pagani. Essi credono di venire ascoltati a suon di parole…ma, quando pregate, invece dite…….."
Gesù sta facendo compiere un salto nel modo di concepire la preghiera. Egli lo aveva già accennato sempre in questa sezione di insegnamento, nel Vangelo di Matteo, parlando del superamento, del compimento del digiuno, dell’elemosina, della preghiera… e diceva:" Quando pregate, entrate nella vostra stanza, chiudete la porta e, nel segreto, parlate con il Padre vostro…e, nel segreto, il Padre vostro vi ascolterà". Quindi, pur avendolo già detto, Gesù ritorna sul tema della preghiera, ma, al di là dell’inutilità di sprecare parole, insiste sul fatto che la preghiera, gradita a Dio, non è costituita da parole, ma da uno stato della nostra interiorità.
E’ il nostro essere dentro che deve essere continuamente in preghiera.
E qual è il modo in cui noi possiamo essere in preghiera?
Purtroppo siamo stati abituati da un’educazione, anche religiosa, a ridurre la preghiera a "momenti di preghiera". Oggi c’è la corsa ai gruppi di preghiera, a dove ci sono riti di orazione…come a dire: "Se facciamo questo siamo graditi al Signore!", perché abbiamo pregato.
Ma siamo sicuri che questa è la preghiera giusta? Che è ciò che vuole il Signore?
Questa è la domanda che ci pone il testo di oggi.
Voi pensate che il Signore voglia che noi corriamo da una parte all’altra alla ricerca dei gruppi di preghiera dove si passano ore a pregare?
Eppure Gesù ci sta dicendo che quello che è gradito a Dio non sono le parole, ma è lo stato di preghiera.
Sei tu che devi essere in un continuo atteggiamento di preghiera.
Ma in che cosa consiste questo atteggiamento? Vuol dire che ogni momento devi recitare rosari? No!
Allora Gesù, affinché noi non ci inganniamo e possiamo essere assolutamente convinti di essere graditi a Dio, ci offre un insegnamento su come fare per essere in preghiera.
Lo schema è semplicissimo nella sua formulazione:
" Padre nostro, che sei nei cieli…."
Proprio dentro a queste parole è nascosto il segreto per diventare capaci di essere in preghiera...anche se il Padre Nostro è stato devastato, perché l’abbiamo fatto diventare parole vuote di significato.
Nel Padre nostro non c’era l’intenzione di Gesù di darci ancora delle cose da dire…Se davvero avessimo capito cosa significa in realtà il Padre nostro non ci saremmo precipitati ad inventare altre orazioni. Ma ormai consideriamo questa preghiera alla stregua di tutte le altre…come l’Ave Maria, il Gloria…tutte, spesso, solo parole!!
Ma il Padre nostro non è così; Gesù, nel Padre nostro, ci sta dicendo come noi dobbiamo essere in preghiera, non come dobbiamo pregare. Cambia tutto! E, adesso , vediamo perchè.
Gesù comincia dicendoci: " Devi strutturare la tua interiorità, perché, per comprendere queste cose, devi chiuderti nel segreto del tuo cuore e guardare dentro ciò che accade.
Sia santificato il tuo nome:
Cosa significa santificare cioè "fare santo" il nome di Dio?
Vuol dire : Riconoscere il primato di Dio nella tua vita. Gesù ha santificato continuamente il Padre suo e come ha fatto? Lo ha fatto così: " Quello che io faccio, lo vedo fare dal Padre mio…quello che io dico, lo sento dire dal Padre mio… perciò le mie parole ed azioni ubbidiscono a quello che il Padre vuole da me".
Facendo così Gesù santifica il nome di Dio. Allora il cambiamento della nostra struttura interiore deve cominciare da qui: dobbiamo santificare il nome di Dio, quindi far "uscire" da noi tutto ciò che porta santificazione al suo nome, tutto ciò che può affermare l’unicità di Dio, sorgente del nostro agire, pensare, parlare.
" Io – dice Gesù – non sono venuto per fare la mia volontà, ma la volontà del Padre mio" Sentite la santificazione!! Gesù è una preghiera continua, perché fa di tutto per esprimere, per far conoscere Dio.
Vi ricordate le parole di Cristo, nell’ultima cena, quando, in presenza di tutti i suoi apostoli, si rivolge al Padre e dice, rivolto a Dio: "Padre, io ho fatto conoscere loro il tuo nome! Ho santificato il tuo nome facendolo conoscere non a parole, ma attraverso la mia vita, perché ho sempre ubbidito alla tua volontà".
E questo santificare il nome, significa avere dentro di noi , il "timore" ( che non vuol dire "paura", ma santificazione)del Signore.
Venga il tuo regno: Qui è Gesù che sta insegnando ai suoi apostoli che cosa è il "regno" di Dio. Come deve fare a venire il regno di Dio? Questo è un altro aspetto della nostra struttura interiore. Ricordiamo che tutte le parabole di Gesù sono finalizzate alla conoscenza del regno: Il regno di Dio è simile…." " Il regno di Dio è uguale….", perché il tema del "regno di Dio" è una costante nella predicazione di Gesù.
"Il regno di Dio è in mezzo a noi, convertitevi e credete al Vangelo". Ma dov’è questo regno? " Il regno di Dio è Lui, è Gesù. "Venga il tuo regno" significa che la nostra interiorità, la nostra profondità è impegnata a santificare il nome di Dio, ubbidendo a Gesù. Quindi se chi guida la nostra interiorità e ci ispira è Gesù, saremo certi che le nostre opere servono a santificare Dio. Non abbiamo bisogno di inventarci un modo di santificare Dio.
Spesso, però, la nostra formazione ci ha portati lì… a decidere da noi stessi quali sono le opere che santificano il nome di Dio o che piacciono a Dio! Questo è pericoloso!
Ricordate il Fariseo?
Lui aveva deciso di essere gradito a Dio: "Signore, io non sono come tutti gli altri uomini, perché io faccio questo….io faccio quest’altro….io faccio!....Lui era sicuro che quello che faceva "santificava" Dio, ma decideva lui cosa fare !
Però Dio non lo ha neanche ascoltato e il Fariseo se ne è andato senza essere giustificato.
Quindi abbiamo capito che non possiamo inventarci noi la maniera di essere graditi a Dio. Per avere la sicurezza di santificare il nome di Dio dobbiamo fare in modo che le nostre parole e le nostre azioni si conformino al Vangelo di Gesù, perché Lui è il Regno.
Mi dispiace per tutti quelli che hanno l’abitudine di illuderci, dicendo: " Se fai questo sei gradito a Dio…se fai quest’altro sicuramente sei sulla strada di Dio", ma chi l’ha detto? Lo dici tu! Ma chi sei Tu?
Solo Gesù può dire una cosa del genere, se il mio agire è gradito o meno a Dio!! Solo in Lui trovo la certezza che le mie opere santifichino il nome di Dio!...
Tu stai cercando di convincermi a santificare il tuo nome! come il Fariseo….che esce dal tempio non giustificato! Possiamo fare mille incontri di preghiera, ma se ciò che facciamo non è conforme al Vangelo di Gesù, non saremo ugualmente giustificati! E soprattutto quello che facciamo deve essere "ispirato dal Vangelo di Gesù". Chiediamoci: Cosa ci spinge a fare quell’azione…a dire quelle parole… a compiere quell’opera? E’ il Cristo dentro di noi o l’altro?... Ma se è l’altro noi non santificheremo mai il nome di Dio, neppure negli incontri di preghiera, ma santificheremo il nostro nome! Come il Fariseo! La santificazione del nome di Dio passa solo attraverso Gesù!
"Venga il tuo regno": dentro di te la presenza di Gesù deve essere radiosa. Il Cristiano è colui che adora Gesù nel suo cuore, perché Egli è il modello da seguire, che ci garantisce che ogni opera fatta in Lui, per Lui è gradita a Dio.
Gesù sta dicendo ai suoi discepoli: "Voi dovete essere così altrimenti non siete dei discepoli.
Sia fatta la tua volontà: Terzo passaggio. Questa è la condizione per santificare il Suo Nome e far venire il Suo regno. Un uomo potrà santificare il nome di Dio e far venire il suo regno, se, dentro di sé, ha deciso di fare solo la volontà del Signore.
E’ la condizione assolutamente necessaria.
Infatti Gesù, quando presenta la possibilità di seguirlo, dice: " Chi mi vuol seguire, rinneghi se stesso!"…
Allora la struttura del nostro essere dentro avrà come unico scopo questo: in ogni momento sottomettere la nostra volontà alla volontà di Gesù!
In questa sottomissione "al Regno", noi santifichiamo il nome di Dio, come Lui ha fatto.
Vi ricordate nell’orto dei Getsemani? Quando Gesù dice: "Padre, se possibile, passi da me questo calice….ma sia fatta non la mia, ma la tua volontà".
E’ la sottomissione:" Tutto quello che succederà da ora in avanti non deve essere a gloria del mio nome, ma del Tuo… Sia fatta la tua volontà!"
Anche per noi, fare la Sua volontà dipende da un nostro atto decisionale! Altrimenti non viene il Regno, non è santificato il Nome…ma siamo sempre "noi" come per il Fariseo.
Ecco questa prima parte che struttura la nostra interiorità!
Quando abbiamo dentro il travaglio di questi tre passaggi, cominciamo ad essere " in preghiera", oranti, anche se non siamo in chiesa, perché proprio questo travaglio interiore è "la preghiera" , perché è il nostro essere che fa di tutto per sottomettersi completamente a Dio.
La seconda parte : è una parte molto concreta, perché Gesù è realista e ci dice: " Ora la vostra interiorità è il punto di partenza, ma siete uomini, quindi in relazione con il mondo: le cose. le persone…e dovete tenerne conto perché sono le relazioni che vi costituiscono esseri umani. Come devono essere queste relazioni?
Dacci oggi il nostro pane quotidiano: Questa è la relazione con le cose necessarie al vivere, con il mondo materiale, che deve essere governato dallo stesso atteggiamento di preghiera.
E qual è l’atteggiamento di preghiera nei confronti delle cose? " Dacci oggi il nostro pane quotidiano", è la sintesi di qualcosa che Gesù aveva già insegnato ai suoi discepoli e cioè: " Non affannatevi per ciò che mangerete, berrete, vi vestirete"…" perché il Padre vostro sa di cosa avete bisogno, ancor prima che glielo chiediate!".
Allora , cosa vuol dire " Dacci oggi il nostro pane quotidiano"? Non affannatevi per le cose che vi servono a vivere in questo mondo, l’affanno è mancanza di fiducia, l’affanno significa che ancora non vi siete abbandonati, l’affanno significa che voi state cercando di attingere da altre sorgenti la soluzione dei vostri problemi, l’affanno non è coerente con l’atteggiamento di preghiera. Se tu sei in una struttura orante, questo atteggiamento deve riflettersi sul tuo rapporto con le cose…condotta che viene vissuta senza preoccupazione.
Ma soprattutto c’è un affanno che Gesù sottolinea in questa espressione: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano". Per ben due volte mette l’accento sull’oggi. Perché, nei confronti della fiducia, se realmente viviamo l’abbandono, a noi deve interessare solo l’oggi, il presente …perché non ci interessa più il domani o l’ieri.
Fa parte dell’espressione della preghiera questo essere nell’oggi, perché ciò significa che, dentro, siamo sicuri sempre, in ogni momento!
Oggi il Signore mi ha dato "cinque": vuol dire che oggi avevo bisogno di "cinque"…Domani cosa mi darà il Signore? Speriamo mi dia di più, magari "dieci"… ma non si sa, magari ti darà "uno" … E tu non devi preoccuparti! " Come farò se mi dà solo uno?" Abbi fiducia!... Se diventi ansioso, ti fidi più del cinque o del dieci…che non di Dio?
"Dacci oggi il nostro pane quotidiano", significa:" Signore, aiutaci a fidarci di te, nel nostro oggi! Toglici il confronto con l’ieri e la paura del domani…dacci la certezza dell’oggi! Non la certezza materiale …ma la certezza che tu sarai sempre presente nell’oggi!
"Oggi tu ci sei sempre e io mi sento sicuro!... Mi dai cinque? Grazie, Signore, si vede che oggi devo usare cinque… domani mi dai uno? Grazie, Signore, si vede che necessito solo di uno…". Signore, fa in modo che noi possiamo affrontare il nostro oggi, avendo davanti, solo l’oggi!!
Quindi anche qui è una struttura interiore che deve confermarsi dentro di noi.
Ecco il reale significato di questa frase…. Pensate a che disastri sono stati fatti, nel Padre nostro, con i nostri "Bla…bla…bla!" . A cosa ci serve recitare questa preghiera senza pensare a ciò che significa davvero? Sono solo parole vuote!
Questa è superstizione!! Il Padre Nostro è una struttura che dobbiamo avere dentro! Ogni giorno è un nuovo modo con cui Dio si fa presente, dobbiamo solo saperlo riconoscere. Allora il nostro godimento non sarà più il due, il cinque o l’uno…ma la consapevolezza che anche oggi Dio ci è stato vicino con la sua presenza.
Gesù ce lo aveva già detto, nella parabola dei talenti: Ad uno, cinque -
La sua presenza è quello che "segna" il nostro giorno…capire che Lui "sa già di quali cose abbiamo bisogno, prima che noi glielo chiediamo"…il nostro "oggi"! Quindi , siamone certi, ogni giorno Lui è pronto a darci ciò che è necessario prima che glielo chiediamo!
Pensiamo a ciò che accade durante la notte: noi dormiamo, quindi non facciamo nessuna azione…ma Dio ci sta già preparando l’oggi che viene e sa già di cosa avremo bisogno. Se capiamo questo, ci rendiamo conto che, anche se dormiamo e non pensiamo a nulla, il Signore è attento ai nostri bisogni, senza nessuna richiesta da parte nostra! Ecco quindi un altro aspetto della struttura orante!
Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori:
E questa è una cosa terribile, nel senso positivo della parola, perché Gesù la evidenzia! Finita la sintesi del Padre Nostro, riprende il tema: " Se perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro le perdonerà a voi…ma se non perdonerete agli uomini, anche il Padre vostro non vi perdonerà!"
Perché insiste così tanto su questa sfaccettatura? Perché se la nostra interiorità è realmente preghiera, ora ci troviamo di fronte alla relazione con gli uomini. Prima il rapporto con le cose, adesso con gli esseri umani.
Che cos’è questo perdonare gli uomini, per essere perdonati da Dio? Qui dobbiamo andare a vedere il concetto di perdono!
Il concetto di perdono si può capire solo se comprendiamo l’essenza di Dio.
Chi è Dio? San Giovanni ci viene in aiuto e ci dice: " Dio è amore!" ma se è amore vuol dire che è "vita". Infatti quando San Giovanni, ci presenterà Gesù e vorrà dirci che è Figlio di Dio, lo definirà così:
" Il Verbo della vita" …Attenzione che questo Verbo "era presso Dio, era Dio". Ma chi è Dio? Dio è amore, ma allora come si esprime questo amore? Con la forza vitale, con la vita!
E la vita è quella che permette all’uomo di esistere "Dio soffiò nella statuetta di terra un alito di vita…e la statuetta divenne un essere vivente"…perché, dove c’è l’alito di Dio, ci può essere solamente la vita.
Allora che cos’è il perdono? E’ l’atteggiamento perenne di Dio che è impegnato ad alitare continuamente su di noi il suo soffio di vita, perché noi dobbiamo essere sempre viventi.
Noi abbiamo rovinato la parola "perdono"… perché l’abbiamo collegata ad una probabile e possibile precedente "offesa" …
Ma perdono significa " per dono" , qualcosa che ci viene dato come dono. E qual è il dono più grande che ci viene dato? La vita! Il soffio che ci fa vivere! Dio fa di tutto per farci vivere, a tutti i livelli. Prima la vita umana, poi la vita eterna, lo stare per sempre con Lui…ma è sempre vita! Quindi il perdono è " dono di vita". Solo in quest’ottica si possono capire le parole di Gesù, che fanno sempre parte della sezione di insegnamento per gli apostoli , cioè quando Gesù comincerà a leggere i comandamenti e dirà: " Vi è stato insegnato: amerai il tuo prossimo e odierai i tuoi nemici…ma io vi dico: ‘Amate i vostri nemici!’ ".
Ma cosa voleva dire Gesù? Che, se anche noi abbiamo ricevuto male, dobbiamo sempre comunicare vita, la forza di Dio che è amore. E l’amore è vita. Ma non sentirci obbligati a dire: " Ma sì, dai, adesso non siamo più nemici…diventiamo di nuovo amici!"…queste sono sciocchezze, indeboliscono il significato profondo del perdono.
Gesù dice: "Se tu riceverai uno schiaffo…porgi l’altra guancia!... perché tu dovrai essere sempre colui che trasmette la vita… che non ci sia mai in te, nessun segnale di morte!".
Purtroppo abbiamo svuotato di senso queste pagine che hanno una profondità incredibile! Così spesso lo diciamo a parole ma , dentro , ci è difficile accettarlo. "Perdonarli d’accordo!", ma amarli!!!............"
Un momento, non ti si dice che devi amare quell’uomo, buttargli le braccia al collo….La tua struttura orante ti porta ad amare Dio, quindi il tuo comportamento deve essere l’espressione di Dio, anche nei confronti di quell’uomo che ti ha colpito e schiaffeggiato! Il tuo comportamento sarà sempre coerente con l’amore che è dentro di te! Questo significa amare i nemici. Non sto parlando di quei sentimentalismi di cui spesso ci imbottiscono! Se dentro di te non sei strutturato così: punto uno, non hai capito il Vangelo, punto due, non sei una persona orante anche se dici cento Padre Nostro al giorno.
Non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male:
"Non abbandonarci alla tentazione", cosa vuol dire? Gesù è molto realista, Lui sa benissimo che se ci mettiamo sulla strada che Lui ci insegna, il diavolo ci assalirà e come se lo farà! Allora ecco l’invito: la tua struttura deve essere capace di resistere alla tentazione e la preghiera è questa: "Signore, non abbandonarci alla tentazione". Come può accadere questo?
Gesù lo dirà nell’ultima cena: "Ecco io vado, perché vi devo mandare lo Spirito Santo, Spirito di Verità che entrerà dentro di voi…".
Perché è così importante che lo Spirito Santo entri in noi?
Lo Spirito Santo, essendo lo Spirito della verità, è chi ci dà la chiarezza interiore, il famoso discernimento. Perciò " Non abbandonarci alla tentazione" significa: Dacci il discernimento, mandaci il tuo Spirito, fa che siamo capaci di distinguere ciò che è conforme alla tua volontà e quello che è tentazione del diavolo.
La stessa lotta che ha dovuto subire Gesù con le tre grandi tentazioni, ma Lui non ha ceduto perché ha sempre mantenuto vivo il discernimento, perché in Lui c’era lo Spirito di Dio. Infatti , nei Vangeli, il testo delle tentazioni è collocato subito dopo il battesimo, cioè subito dopo che Gesù ha ricevuto lo Spirito Santo, che è sceso in forma di colomba e si è posato su di Lui.
Ma proprio perché aveva in sé lo Spirito Santo di Dio, la Luce di Dio, il discernimento, Egli era pronto ad affrontare il diavolo.
" Non abbandonarci alla tentazione" vuol dire: "Dacci il tuo Spirito, il discernimento, perché anche noi possiamo distinguere ciò che viene da te da ciò che viene dal maligno, come ha fatto Gesù.
Ma liberaci dal male: Ormai è proibito parlare del diavolo, lo si indica con il termine astratto di "male". Gesù non avrebbe mai detto "male", l’avrebbe chiamato "maligno" o "diavolo"…ma siccome noi siamo diventati buonisti e non vogliamo impaurire nessuno, la conferenza episcopale ha detto " Togliamo il termine "diavolo" e mettiamo " liberaci dal male!" e così la gente è accontentata, non è più impaurita!! Ma Gesù l’avrebbe chiamato col suo nome!
Biella 13 marzo 2014 – Don Carlo Maria Rovagnati