Menu principale:
PREMESSA
In occasione della solennità dell’Epifania, abbiamo avuto modo di capire come anche nella nostra piccola Comunità Cristiana di Mosso S.Maria, indipendentemente dalla mentalità o comportamento degli abitanti, è annunciato il Vangelo di Dio che è Gesù.
Nella lettera scritta all’occasione abbiamo potuto anche parlare del contesto in cui questo annuncio si inserisce e lo abbiamo conosciuto come un contesto di materialismo sornione e malvagio simile a quello creato dalla presenza di Erode, al tempo della nascita di Gesù.
Rimane tuttavia che quell’annuncio fatto all’Epifania resta ed è realmente motivo di responsabilità per la nostra Comunità cristiana: " Che cosa ce ne facciamo di questo annuncio?"
Questo nostro paese è posto di fronte alla presenza del Signore…e quale ne è la risposta ?
E’ proprio per questo interrogativo sulla nostra responsabilità che si offre per noi l’occasione della Quaresima e poi della Pasqua per avere l’opportunità di dare una risposta che sia frutto di conoscenza di quel mistero che ci è stato dato per grazia in Cristo Gesù vangelo del Dio vivo ed eterno.
E’ così che in queste righe vogliamo comprendere cosa potrà essere la Quaresima e la Pasqua per la nostra Comunità Cristiana che è in Mosso S.Maria.
1. Quaresima :
tempo della conoscenza.
Il tempo della quaresima è tradizionalmente chiamato il " tempo della penitenza"…ma così definendolo ha svilito la forza che invece questo tempo intende dare al cuore delle persone.
La Quaresima infatti vista alla luce della Sacra Scrittura è il tempo del "deserto", intendendo per tempo del deserto il tempo di Israele nel passaggio dall’Egitto alla terra promessa e il tempo della tentazione di Gesù nei quaranta giorni.
Il tempo del deserto per Israele
Il primo riferimento che è doveroso fare in questa quaresima di conoscenza è l’esperienza di Israele nel deserto nel suo passaggio dalla terra Egiziana alla Terra Promessa.
Israele è chiamato da Dio a organizzare la sua vita sul "dare culto a Lui". Dice Mosè al Faraone :
" Dice il Signore, il Dio di Israele: lascia partire il mio popolo perché mi celebri una festa nel deserto"……"Ci sia dunque concesso di partire per un viaggio di tre giorni nel deserto per celebrare un sacrificio al Signore, nostro Dio….." ( Esodo 5,1 e seguenti). Israele è chiamato dal suo Dio a mettere al di sopra di tutto la considerazione di Lui, il Signore.
Ma l’obbedire a questa chiamata implica per Israele il rendersi conto della difficoltà di staccarsi dalla situazione che stava vivendo in Egitto, sotto il grande potere del Faraone.
Viene posto il tema che pervade tutto il senso dell’uomo nella creazione: l’uomo è posto nel mondo per dare gloria a Dio e all’Unico Dio Creatore e Signore dell’ universo e non è un dio qualunque questo Dio, bensì è solo il Dio di Israele l’Unico e Vero Dio.
Israele quindi è chiamato a dire al mondo questa verità, non tanto come dottrina, ma come forza che muove ogni espressione dell’esistenza. Israele è popolo, perché sarà questo Dio, il Dio di Israele a dare al suo popolo tutto ciò che serve per costituirsi popolo e nazione. Ritorna la promessa fatta ad Abramo, quando Dio lo lancia in un cammino sconosciuto, ma orientato ad una terra che LUI e solo LUI gli darà.
Ma per seguire questa chiamata Israele deve uscire dalla schiavitù di Faraone che con arroganza dice a Mosè : " Chi è il Signore perché io debba ascoltare la sua voce e lasciare partire Israele? " (Esodo 5,2).
Da qui parte anche la nostra Quaresima…renderci conto della nostra condizione di chiamati da Dio, ma ostacolati da poteri umani e terreni.
E’ immediata la nostra domanda : quale chiamata per noi? quali poteri ci imprigionano?
La nostra chiamata parte dalla ripresa della coscienza della nostra natura umana, e perciò del senso dell’essere uomini. La chiamata di Dio infatti sta nella nostra natura in quanto esseri fatti a sua immagine e somiglianza, pertanto essere uomini significa vivere per dare culto a Dio.
Ma tale compito non è aggiuntivo dell’essere uomini, bensì è l’ agire secondo la natura stessa dell’uomo. Dunque questa chiamata che l’uomo deve sentire nella profondità del suo essere ( abituati a definirlo coscienza), è la condizione perché l’uomo raggiunga la pienezza del suo essere…il non seguirla costituisce per l’uomo la sua più grande spaccatura: è la perversione della natura.
Il popolo di Israele, scelto da Dio, per proclamare il culto a Lui doveva essere, nella mente di Dio, il popolo capace di riproporre al mondo la bellezza dell’ essere uomini…doveva essere il popolo capace di dire che la vera pienezza dell’umanità sta nell’ aderire alla volontà di Dio, in quanto origine e sostegno della vita dell’uomo. Il popolo Israele doveva essere la natura umana come voluta da Dio nella creazione…perciò Dio vuole liberare dall’ Egitto il suo popolo, perché continui la sua missione: vivere solo per LUI, dire la bellezza dell’umanità e della creazione.
Tale è la missione dell’uomo !
Tale è il culto che Dio chiede al suo popolo !
Ma Israele si trova sotto il potere del Faraone ! In questa situazione non gli è possibile celebrare il culto al suo Dio, perché il territorio è di appartenenza al faraone !
Ma chi è questo faraone ? E’ semplicemente il simbolo dell’umanità che ha pervertito la natura umana, e usa dell’ essere uomo non più per rendere culto a Dio bensì per dare culto a se stessi. Il faraone è l’incarnazione del potere umano che si pone come potere divinizzato, per poter esercitare meglio la propria egemonia sugli uomini. E’ ovvio che gi strumenti di potere che caratterizzano i sovrani sono i soliti della storia umana: potere legislativo, potere giudiziario, potere economico, potere militare, potere intellettuale, potere religioso.
Attraverso l’esercizio di questi poteri l’uomo esercita la sua egemonia sugli altri uomini, tenendo come criterio di guida la propria affermazione.
Israele, il popolo di Abramo, Isacco e Giacobbe vive schiavo in Egitto…dominato da questo potere incarnato nel regno di Faraone.
Il faraone riduce il popolo di Abramo allo stato di schiavi per costruire le sue città…