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Carlo Borsetti
Carlo Borsetti nasce a Boccioleto il 20 ottobre 1698, muore nel 1760. Fra il 1684 e il 1756 furono costruite ex novo o completamente ricostruite nell'Alta Valsesia ben tredici chiese parrocchiali (sulle 25 parrocchie allora esistenti), a partire proprio da quella di Boccioleto. La metà di esse è decorata da affreschi del Borsetti. Egli fu artista indubbiamente provincilae... ma fu l'uomo giusto al momento giusto.
In occasione della Celebrazione del Pittore Carlo Borsetti, nel bicentenario della morte, nel 1961, per la mostra delle sue opere, nell'antica parrocchia di Boccioleto, così esordiva il vescovo di Novara, Villa Vincenzo Gremigni:
E' un'arte che illumina e consola, quella del Borsetti, con scorci arditi e beati di cieli superni, nei quali il Signore trionfa glorioso con la sua Madre Immacolata e coi Santi suoi. E' un'artre da cui i moderni hanno qualcosa da imparare, allorché desiderano servire la Sacra Liturgia e avviare i fedeli alle eterne speranze. Figure, movimenti, colori, luci sono tutti pieni di vita e apportatori di equilibrio e di pace in questo mondo turbato e triste.
E così continuava una stretta collaboratrice di don Ferri che ne aveva curato la mostra:
Carlo Borsetti è uno spigliato e fecondo decoratore, che merita di essere meglio conosciuto, anche da chi non si occupa in modo specialistico di pittura valsesiana. Noi italiani, nella nostra staordinaria ricchezza artistica, ci siamo abituati a giudicare col metro di un Pietro di Cortona, o un Ricci, o un Tiepolo... Ma chi abbia qualche familiarità con l'arte dei paesi che s'incontrano appena varcate le Alpi, il Tirolo o la Baviera, per scegliere due paesi che conobbero una vivace stagione artistica nel '700, sa bene quanto sia grande il divario da quei supremi modelli, anche quando si tratti di decorazioni eseguite per le più celebri abbazie e i castelli dei più potenti signori del luogo. Riferita a queste meno eccelse misure, l'arte del Borsetti regge assai bene al confronto, anzi, talvolta si scopre persino in vantaggio! E solo perché è stata prodigata in chiese meno celebri delle abbazie rococò bavaresi, è rimasta più celata e ignorata.
Leggiamo ancora sulla breve ma intensa pubblicazione dedicata al Nostro e curata dall'allora parroco di Boccioleto, don Ferri:
La sua vena compositiva, nell'ambito dei tradizionali schemi del maturo Barocco, è fresca e sicura, i rapporti tonali, sul rosa, l'azzurro, il giallo chiaro, limpidi, e perfettamente equilibrati con l'atmosfera generale degli ambienti. Vi è qualcosa di veramente natio, di spontaneamente accordato con un generale ambiente stilistico, in questo pittore che i primi documenti ci rivelano lentamente crescere dalla gavetta, dalla più umile pratica decorativa artigianale (pitture del pulpito di S. Gaudenzio a Varallo nel 1720, per 12 lire, di un lavabo nella sacrestia della stessa chiesa nel 1723, per 10 lire) fino ai primi lavori d'impegno del 1727, gli affreschi di Campertogno e i 12 Apostoli della parrocchiale di Boccioleto. I primi già gli fruttarono 133 lire: umile cronaca...
Guardando le cupole, le volte, gli arconi frescati dal Borsetti, spontaneamente ci viene alle labbra quell'attributo ormai abusato, ma, per quanto riguarda questi complessi decorativi, ancora abbastanza caratterizzato e caratterizzante: il Rococò. Un che di estroso, di frizzante, di corsivo, un che (anche) di non troppo impegnato, epidermicamente festevole; che sempre di nuovo denuncia la sua origine privata, dall'arte del mobile, allo stucco...
Le tele sacre danno però un'idea assai parziale della pittura del Borsetti, in quanto la stesura sostanzialmente uniforme del colore, la tendenza alle abbreviature plastiche e compositive, che denota la pratica del veloce frescante, meno si prestano a questo genere di pittura. Eppure, la sintesi robusta e immediata dei dodici bei "pezzi di carattere" rappresentati dagli Apostoli giovanili, probabilmente la cosa migliore del pittore su tela, o, all'estremo opposto della sua attività, la freschezza decorativa del "S. Giovannino" e dell' "Immacolata" adolescente di Rima... sono degni di qualunque "minore" italiano dell'epoca.
Nello specifico sulla tela della chiesa parrocchiale di Mosso, leggiamo nella tesi di laurea della dottoressa Monica Maestroni, Carlo Borsetti (1698-
...Nelle zone dell'Alto Biellese, in particolare nella parrocchia di Mosso Santa Maria, possiamo trovare un'opera di qualità assolutamente pregevole del Borsetti ed è la pala d'altare raffigurante l'Assunta. Questa, come si può apprendere dal regesto del testo sul "Borsetti e gli Orgiazzi" del 1983, venne inviata dall'artista nel 1749, solo dopo che fu stata pagata per ben 55 zecchini l'anno precedente.
L'invio di un'opera su commissione è dimostrazione di grande stima dell'artista, che era a questo punto già avanti con gli anni di produzione, ed era piuttosto ben conosciuto.
Nella pala possiamo osservare uno spiccato cambiamento nella resa del pathos delle figure. Nei personaggi dotati di un carattere drammatico coinvolgente, possiamo notare la bravura e la maestria della resa delle figure. dovuta all'intensità cromatica e i forti contrasti chiaroscurali.
Tutto questo è probabilmente dovuto a un tipo di richiesta precisa da parte della committenza, poiché nelle opere successive, egli torna ai gusti tipici della sua pittura.... Si può quasi certamente collegare quest'opera ad un disegno preparatorio, conservato nella Pinacoteca di Varallo Sesia. Le pretese della committenza, a cui abbiamo già accennato, sono ancora più visibili nei tratti intensi lasciati dalla penna sul fogolio di carta.