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Asilo Infantile del Capoluogo e Ricreatorio
Mosso (BI)
Stile educativo
La nostra azione educativo-
La prima convinzione dunque su cui la Scuola deve fondare la sua azione e la coscienza che l'uomo e frutto di miracolo; un miracolo che non esclude la dimensione umana, ma la ritiene come una componente necessaria perché il miracolo avvenga, ma che non potrebbe essere componente che da come frutto il miracolo se non intervenisse Dio.
Di conseguenza la Scuola deve avere chiaro che la Vita è solo da Dio, è sua, l'uomo non può appropriarsene.
Perché la scelta di guardare ai bambini e ai loro genitori con questo sguardo "religioso" ?
Perché appunto essendo di ispirazione Cristiano-
Il Maestro ci insegna come guardare "religiosamente" il bambino.
1. Era un giorno in cui i bambini avevano circondato Gesù, ci dice il Vangelo, glieli avevano portati perché li accarezzasse.
Ma i suoi discepoli li sgridavano . Gesù al vedere questo s'indignò e disse loro: -
Prender in braccio e il tipico gesto materno che significa `difesa', è il gesto che significa 'il custodire gelosamente quel tesoro'. Gesù fa verso i bambini questo gesto, ponendosi così come loro difensore, ma sottolineando che il bambino è il tesoro da custodire. E li benedice. Benedire per Gesù maestro e infondere nel bambino la potenza di Dio (la benedizione); Gesù infonde la forza di Dio, quasi a dire che se anche gli adulti li vogliono mandare via, Dio vuole essere vicino a loro, è Dio che li prende in braccio, perché Gesù è il Figlio di Dio. I bimbi sono i più deboli, i più esposti alla violenza degli adulti, ma Gesù vuole dire che Dio li stima, li protegge come una madre.
La Scuola materna perciò:
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E' vero che i bambini presi in braccio da Gesù sono semiti, sono i suoi connazionali, non sono occidentali, ma evidentemente Gesù pone dei gesti che si riferiscono all'umanità intera, a al bambino in quanto bambino che bisogna guardare come luogo in cui riposa la stima di Dio. Il bambino non deve essere considerato per aspetti esteriori, quali l'essere bello, simpatico, figlio di persone amiche, di benestanti, l'essere occidentale... ma deve essere considerato con la considerazione del maestro: essi sono stimati da Dio, perché sono bambini!
arroganza verso i bambini, pensando subito loro come esseri inferiori, invece di comprenderli come un "reale tesoro".
Quanto umiltà di stile deve avere la Scuola verso i bambini! quanto deve imparare a prenderli in braccio come ha fatto il maestro! quanto deve imparare a contemplare il bambino come luogo su cui il maestro ha posto la benedizione di Dio.
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2. Un altro giorno i discepoli del Maestro stavano litigando lungo la strada e Gesù chiese loro il motivo di questo litigio, ma loro avevano paura a rispondere a questa domanda, perché lungo la via stavano discutendo tra loro chi fosse il più grande. Allora Gesù, sedutosi, chiamò i suoi Dodici discepoli e disse loro:-
servo di tutti -
E preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: -
E' impressionante l'essenzialità: "uno". E' molto generico, ma è preciso: un bambino in quanto bambino, senza altre aggiunte (bello, buono, brutto, sano, malato, bianco, nero, orientale, occidentale...). Gesù è in ciascun bambino!
Perche il Maestro si identifica con il bambino?
Gli adulti litigano tra loro per cercare di arrivare al posto importante, al di sopra degli altri; i bambini non sono così e Gesù si trova bene con loro !
Il bambino è "debole", non ha ancora in sé la forza del potere degli adulti, Gesù sta bene con loro: Egli infatti è mite di cuore.
II bambino dunque deve essere difeso in questa sua struttura di "debolezza", perché è quella che piace al maestro. Occorre allontanarlo dalla mentalità degli adulti che, sbagliando, cercano il successo, il potere, la ricchezza e diventano cosi arroganti, egoisti.
Ma un altro insegnamento che il Maestro vuol dare in questa lezione, è : non sentite cosa umiliante accogliere il bambino!
La grandezza e l'importanza di un uomo sembra che il Maestro le misuri proprio sulla capacità che l'adulto ha di accogliere il bambino: Adulto, tu sei grande, sei il più grande di tutti se sai accogliere il bambino (che significa servire, perché il bambino è il bisognoso).
La Scuola Materna allora :
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La Scuola deve porsi come difesa del bambino da tutti questi aspetti che intrecciano la vita dell'adulto.
L'atteggiamento della scuola deve essere comunque solo motivato dal fatto che cosi vuole il Maestro Gesù, e che se si aiuta il bambino a rimanere nella sua semplicità e non lo si sporca con gli intrecci degli adulti, si conserva in mezzo all'umanità la presenza del Maestro.
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3. In un'altra occasione ancora Gesù deve rispondere alla domanda : chi potrà entrare nel
Regno di Dio ? E Gesù a tutta risposta afferma "Se non diventerete come bambini non entrerete nel Regno dei cieli ".
Ma perché come loro? Che cosa ha visto Gesù nel bambino di cosi tanto importante da farlo diventare il riferimento per capire se ci sarà possibile entrare nel Regno di Dio ?
Di solito noi diciamo che l'adulto deve dare l'esempio; pare che Gesù sconvolga questa posizione, ponendo il bambino come esempio agli adulti.
Perché nel bambino Gesù riscontra :
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una necessità di dipendenza: il bambino dipende, per il suo stato di necessità, dai suoi genitori, che diventano per lui essenziali, indispensabili per la sua esistenza. Lui, il Maestro dirà più volte al Padre che è nei cieli: " Faccio solo la tua volontà, Faccio quello che vedo fare da Te; Dio mio, perché mi hai abbandonato".
Gesù è un abbandonato nelle mani del suo Padre celeste, e il bambino che "dipende".
uno stato di fragilità : perché il bambino é legato alla verità, il suo stato è quello di essere libero da ogni costruzione fatta dall'adulto, il suo mondo è semplice, lineare; ovviamente questo stato di semplicità lo porta ad essere "fragile" nei confronti dei meccanismi degli "adulti". Gesù muore a causa di meccanismi fatti dai "forti".
La Scuola materna quindi :
deve porsi davanti al bambino in stato di "ascolto", e la capacità di scoprire nel bambino le sue più profonde "verità", quelle che normalmente sono scambiate con "è piccolo", "cosa vuoi che capisca", " gli faccio fare quello che voglio"...
La Scuola per educare deve prima farsi educare dal bambino.
Se la tradizionale e antica definizione di "educare" ha come significato "tirare fuori" e non imporre; l'arte dell'educare e quella anche oggi di saper trarre fuori dal bambino quello che lo costituisce come persona integra e aiutarlo a svilupparlo, a rafforzarlo, a coltivarlo senza paure, dare al bambino l'abitudine del discernimento per capire cosa è bene e cosa non è bene per questo sviluppo integrale (è la formazione della coscienza morale). La Scuola non è
un'imposizione di dottrine, di stili di vita, di ideologie, ma a un "servizio" allo sviluppo integrale della persona
comportarsi, di insegnare sia sempre ispirato con chiarezza alla concezione di persona umana voluta dalla fisionomia propria della Scuola. E' evidente che nella nostra Scuola il valore della persona umana, lo sviluppo integrale della persona trovano la loro spiegazione e il loro significato alla luce del Vangelo letto, interpretato e applicato dalla tradizione della Chiesa Cattolica attraverso i documenti in materia.
L'adulto che opera della scuola deve essere dunque molto sensibile e attento a non sovrapporsi al bambino ma a "servirlo".
Gli operatori della scuola materna siano molto umili, molto miti, molto pazienti, perché queste caratteristiche sono il segno della maturità di questi adulti, e soprattutto sono il modo con il quale l'educatore può mettersi in ascolto del bambino senza correre il rischio di fare del bambino il prodotto delle proprie teorie, delle proprie idee.
Il Maestro chiede di vedere nel bambino "la sua presenza" e di capire che essendo la Sua presenza il bambino è un luogo da cui Gesù Maestro ancora insegna agli adulti.
Gli operatori quindi di questa Scuola devono essere coscienti anche di questo fondamentale aspetto: per essere in grado di capire il bambino occorre almeno rivolgersi a chi a Lui si è identificato: Gesù, Maestro.
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